Avevo in mente di scrivere questo post da un po’ di tempo, almeno da quando, qualche settimana fa, sono venuta a conoscenza da un post di Francesco Ambrosino dell’iniziativa Curriculum del Lettore promossa da Rita Fortunato sul suo blog Paroleombra.
Ecco che il post è subito entrato a far parte di quella serie di articoli promessi, ma non ancora scritti, che conto di far uscire nelle prossime settimane di lentezza estiva. Si, lentezza, perchè, se riuscissi a fare tutto quello che ho in programma probabilmente, non avrei un minuto di relax.
Quindi, oggi lasciamo stare il web marketing, le keyword (che pur mi danno sempre delle belle soddisfazioni), gli how to e le social riflessioni e parliamo di libri.
Non di libri in generale, o degli ultimi acquisti, nel caso potrei anche pensare ad una rubrica fissa con tanto di videoregistrazione, rubando spudoratamente l’idea a Barbara Olivieri che in questo post ha presentato le sue letture e mi è piaciuta tantissimo, bensì di alcuni grandi classici che hanno in qualche modo influenzato la mia identità di lettrice (e di persona).
Ora, credo di averlo già scritto da qualche parte (o forse no), la mia formazione scolastica è classica, umanistica e, considerato che sono da sempre una lettrice accanita, ho avuto la fortuna di apprendere una metodologia di analisi e studio, in riferimento a quanto leggevo, che mi ha poi aiutata moltissimo nel lavoro e nello sviluppo di una professionalità legata alla scrittura.
Quindi, a partire dai grandi classici della letteratura e della filosofia, ho spazzolato praticamente tutte le epoche letterarie da Omero a Rousseau, senza trascurare la letteratura inglese, russa, dal dolce stil novo agli illuministi, dal romanticismo al nouveau roman.
Ecco che mi risulta piuttosto difficile identificare un elenco di libri che mi hanno influenzata, senza cadere in una noiosa lista di dejà vu.
Ho pensato dunque di raccontarvi momenti di vita e i libri che li hanno caratterizzati.
Era il 1987, l’anno della maturità e delle decisioni, e mi apprestavo a scegliere gli argomenti da portare al fatidico esame.
Con gli anni avevo scavato l’animo dell’uomo, percorrendo il mio personale cammino verso una maturità estremamente più intima di quella che la scuola voleva offrirmi con il semplice passaggio di nozioni. In questo percorso avevo avuto fortuna, e incontrato professori che ancora oggi ricordo con stima.
Mi ero fissata con la crisi di identità che gli uomini dei primi decenni del 900 avevano dovuto affrontare negli anni di grandi cambiamenti ereditati dalla fine dell’800, che ci avrebbero portato alla catastrofe della prima guerra mondiale e, di conseguenza ai grandi totalitarismi e al secondo conflitto.
Scegliere Freud e la sua ricerca della crisi d’identità dell’uomo analizzando le cause interiori e psicologiche, mi era sembrata quasi una necessità. Di conseguenza mi buttai a capofitto sulla letteratura che scavava, quasi in modo maniacale, nella mente umana, nelle logiche inedite dell’introspezione e del doppio, nei meccanismi psicologici mai fluidi per chi percepisce ‘dal di fuori’.
Ancora oggi penso a quella scelta, ecco le letture che probabilmente cambiarono la mia percezione dell’altro, convincendomi che l’esercizio della scrittura va al di là della regole grammaticali e sintattiche.
Joseph Conrad – The Secret Sharer
Il compagno segreto, il grande tema del ‘doppio’ portato in un racconto che parla di mare, di capitani ed equipaggi. Il senso di inadeguatezza che pervade un giovane capitano al suo primo comando, il quale si affida ad un misterioso clandestino arrivato nudo dal mare e che, come le incertezze del capitano, deve essere nascosto agli occhi dei suoi uomini.
L’iniziazione termina quando il doppio scompare. Il capitano, mettendo in salvo il clandestino e proteggendolo, riesce a celare anche la sua paura, riuscendo ad affermare la sua autorità, salvando la nave, guadagnandosi il rispetto dell’equipaggio e prendendo finalmente possesso del suo ruolo.
Sembra quasi impossibile che, ancora oggi mentre scrivo questa breve recensione, mi ritrovi a pensare che in quel momento della mia vita, quando le mie paure erano quelle del capitano, la chiave per superarle poteva ricalcare il suo agire, così come oggi, più matura, le stesse paure dettate da avvenimenti molto diversi potrebbero farmi ancora identificare con il protagonista.
Il romanzo è narrato in prima persona; alla fine del racconto non è semplice abbandonare il personaggio, e il viaggio in mare, beh, è più un viaggio nelle profondità e nelle ombre della nostra mente.
James Joyce – The Dubliners ‘The Dead’
Se vi aspettavate Ulisse e Mrs Dolloway della Woolf, dovrete aspettare un altro articolo.
Questo racconto tratto dalla raccolta ‘Gente di Dublino’ mi ha colpita come una mazzata.
l rapporto fra morti e vivi è il tema centrale del racconto, dove i morti non sono persone defunte.
Una società che vive paralizzata in una specie di fitta rete di convenzioni borghesi, dogmi religiosi, valori autoimposti. Ad una lettura più profonda, sembra che Joyce lasci spazio alla speranza di poter sconfiggere questa paralisi, proprio nella frase finale del racconto, per mezzo della “neve che cade lieve su tutto l’universo” che rinnova, purifica, rivitalizza i protagonisti, la città, l’umanità.
Nel caso non lo aveste ancora letto, vi consiglio tutta la raccolta; alla fine dei 15 racconti vi domanderete se è possibile continuare a guardare alla realtà (si, anche la nostra di oggi) con la stessa noncuranza con la quale la società ci ha abituati. Le domande che si siamo posti, anche senza raccontarle al mondo, un po’ in sordina, alle quali non siamo riusciti a dare risposte e che abbiamo imparato a reprimere, riemergeranno forti, prorompenti, e troveranno risposte.
Italo Svevo – La coscienza di Zeno
Il diario terapeutico, forse per molti di noi è il blog?!
Una struttura inedita ripercorre le vicende della vita di Zeno tramite episodi, non in ordine cronologico, analizzando in ognuno una mancanza, un rapporto difficile, i desideri inconsci, la trasgressione nella vita di coppia, il fallimento nel lavoro, la malattia interiore che, alla fine, risulta il filo conduttore che unisce tutta l’umanità.
Serve aggiungere altro?
Marguerite Duras – Moderato Cantabile
Un libro che parte violento e si sviluppa con l’emergere di sentimenti inespressi e soffocati. Amore, sangue, desiderio sessuale, solitudine, sentimenti viscerali ma mai definiti, lasciati sospesi, sono la caratteristica di questo breve romanzo che può essere incluso nella corrente letteraria del nouveau roman.
Può sembrare un romanzo statico, dove parola e silenzio si contrappongono, l’assenza totale di azione lascia aperto lo spazio a una dimensione dell’esistenza segnata da emozioni senza sbocco possibile.
Inevitabile. Questa grande bugia che ci porta sull’orlo di abissi non cercati ma accettati, limiti imposti dalla società, dalla convenienza, a volte da sentimenti estremi, dai quali è possibile salvarsi solo imboccando strade ancora più complicate e distruttive.
Per oggi interrompo qui il mio #CurriculumDelLettore, ma credo potrei farne una bella abitudine.
Non posso dire che questi siano i libri che mi hanno influenzata in senso assoluto, anche se sicuramente in quel particolare momento della vita e alla prima lettura (leggo più volte i libri che lo meritano) hanno senza dubbio lasciato un segno indelebile.
Ciao Maria Cristina,
innanzitutto grazie per la menzione! Onoratissima!
E poi che dirti… Ho letto il tuo #curriculumdellettore e ho constatato la mia enorme ignoranza sui classici. Una lacuna che non so come colmare…
Non so se capita anche a te, ma più vado avanti nella scoperta di libri e più mi sento ignorante. Una cosa che “non mi dà pace”, ma anche che non mi dà possibilità di annoiarmi.
Ciao cara, menzione meritatissima 🙂
Andiamo con ordine, per colmare la conoscenza dei classici penso ci sia solo una strada da percorrere…iniziare a leggerli! Uno alla volta, piano piano. Pensa che io sono piuttosto carente in merito agli scrittori classici americani, lo scorso anno ho iniziato a leggere Scott Fitzgerald e me ne sono innamorata. Insomma, in un’estate mi sono letta tutta la bibliografia.
Infine SI, capita anche a me. Più leggo e studio, più mi sento ignorante. Ho imparato a chiamarla CONSAPEVOLEZZA e vado avanti, cercando di colmare il vuoto.