Per chi, come me, si è cibato delle tesi del Cluetrain Manifesto per nutrire il proprio approccio al web e, ancora oggi, è convinto che non siano state adottate ed elaborate abbastanza, apprendere che recentemente sono state pubblicate 121 nuove tesi, diventa una importante fonte di riflessione.
Sono passati sedici anni dalla pubblicazione dell 95 tesi originali del Cluetrain Manifesto di Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger, ci siamo detti più volte che il suo richiamo è stato troppo spesso inascoltato, perchè gli stessi Searls e Weinberger hanno deciso di scriverne una nuova versione?
Lo spiega molto bene David Weinberger in questo articolo, nel quale possiamo cogliere una diffusa delusione per quanto è accaduto ad Internet in questi sedici anni, ma anche una ferma, profonda, speranza sull’idea che Internet “…rimane quel posto dove possiamo effettuare connessioni senza autorizzazione e dove abbiamo già reinventato insieme la cultura.”
Il nuovo Manifesto è rivolto a tutti, perchè Internet siamo noi.
E nella rete portiamo i nostri comportamenti, le nostre intolleranze, riusciamo a riprodurre la nostra abitualità e quanto di bello e brutto possa esserci in essa.
Partiamo da qui.
“Un tempo eravamo giovani nel Giardino… Internet siamo NOI, connessi.
Dobbiamo prendere consapevolezza che esistono dei rischi reali legati ad un utilizzo improprio e cattivo della rete. Ma se la rete siamo noi, forse siamo noi stessi ad essere la più pericolosa delle minacce.
“Ma quanto abbiamo perduto la retta via, fratelli e sorelle…E tuttavia, come abbiamo potuto lasciare che la conversazione diventasse un’arma??
Le ripercussioni si sentiranno. Noi che con Internet ci lavoriamo, che ogni giorno scriviamo, studiamo strategie, proponiamo idee e nuove opportunità alle aziende per proporsi in modo efficace, insistiamo che i mercati sono conversazioni, non possiamo ignorare questo nuovo appello.
Perchè questa nuova versione parla direttamente a noi:
“Il marketing rende ancora più difficile parlare.
Avevamo ragione la prima volta: i Mercati sono conversazioni.
- Una conversazione non è tirarci per la manica per mostrarci un prodotto di cui non vogliamo sentir parlare.
- Se vogliamo sapere la verità sui vostri prodotti, lo scopriremo discutendo tra di noi.
- Ci rendiamo conto che queste conversazioni sono incredibilmente interessanti per voi. Peccato. Sono nostre.
- Siete i benvenuti se volete partecipare alla nostra conversazione, ma solo se ci dite per chi lavorate, e se potete parlare per voi stessi ed essere autentici.
- Tutte le volte che ci chiamate “consumatori”, ci sentiamo come mucche che cercano il significato della parola “carne”.
- Smettetela di trivellare le nostre vite per estrarre dati che non sono affari vostri e che le vostre macchine interpretano male.
- Non preoccupatevi: vi diremo noi quando saremo sul mercato per qualcosa. A modo nostro. Non vostro. Fidatevi: sarà un cosa bella, per voi.
- Gli annunci pubblicitari che sembrano umani ma provengono dagli intestini irritabili del vostro ufficio marketing macchiano il tessuto del Web.
- Quando personalizzare qualcosa è raccapricciante, è un chiaro segnale che non capisci cosa significa essere una persona.
- Personale è umano. Personalizzato non lo è.
- Più le macchine sembrano umane e più scivolano nella uncanny valley dove ogni cosa è uno spettacolo inquietante .
- E poi: smettetela di travestire gli annunci da notizie nella speranza che non ci accorgiamo dell’etichetta appesa alla loro biancheria intima.
- Quando inserite un “annuncio nativo,” state intaccando non solo la vostra stessa affidabilità, ma l’affidabilità di tutto questo nuovo modo di essere gli uni con gli altri.
- E, a proposito, che ne dite di chiamare gli “annunci nativi” con uno qualsiasi dei loro veri nomi: “product placement”, “articoli pubbliredazionali”, o “notizie fottutamente false”?
- Gli inserzionisti sono andati avanti per generazioni senza essere subdoli. Possono cavarsela senza essere subdoli anche nella Rete.
Una descrizione orribile del marketing, non trovate? Con questi presupposti, forse dovremo farci qualche domanda.
Che ruolo assumerà il Marketing in questo contesto? Voi cosa ne pensate?