Ieri mattina ho seguito il live tweeting sull’intervento di Philip Kotler a Milano.
Pur non essendo presente fisicamente, l’atmosfera di sacralità creatasi attorno alla figura di questo ottantatreenne, padre del marketing come lo conosciamo oggi, era palpabile.
Da un punto di vista emotivo, mi sarebbe piaciuto aver partecipato all’evento, anche se da qualche tempo sto riflettendo sulla modalità di organizzazione di questi incontri.
Sia ben chiaro, ritengo gli eventi di incontro e condivisione fondamentali per fare networking, ma quando si tratta di partecipare ad eventi molto ‘blasonati’ e costosi, come questo, ho come l’impressione che tanto si giochi sulla vanità di avervi partecipato più che dalla concreta utilità della formazione ricevuta.
Ma avremo modo di parlarne ancora.
In qualsiasi caso, Kotler è sempre Kotler.
Siamo cresciuti professionalmente grazie alla sua visione del marketing e anche oggi, pur a distanza, ci ha trasmesso spunti per chiarire gli scenari in cui ci troviamo ad interagire, e grandi emozioni.
Partiamo dal concetto di Marketing 3.0
Il Marketing 3.0, sostiene Kotler, ha come obiettivo la soddisfazione del cliente.
(Embè, direte voi.)
La soddisfazione del cliente non come semplice consumatore, ma come essere umano nel senso più pieno del termine.
Nel Marketing 3.0 le aziende si differenziano in base ai valori di cui sono portatrici.
Ma facciamo un passo indietro.
Cosa vuol dire, per un’azienda, abbracciare il Marketing 3.0?
Kotler ha insistito sul concetto di autovalutazione da parte delle aziende; capire, nello scenario attuale, quali possono essere le nuove opportunità date dal mercato, comprendere che nell’economia interconnessa di oggi, fondamentale sarà la collaborazione tra le stesse aziende, partner e, soprattutto, con i clienti.
Il marketing 3.0 è l’equilibrio tra:
- marketing collaborativo
- marketing culturale
- marketing spirituale
Marketing collaborativo
Viviamo nell’era della partecipazione e della collaborazione, nella quale le persone possono creare contenuti e condividerli in autonomia, senza necessariamente passare per intermediari.
La tecnologia lo permette e diventa un fattore abilitante, i Social Media diventanoespressivi e sempre maggiormente penetranti anche nel mondo del business.
“Non più guerra tra il marketing e le altre aree aziendali ma collaborazione e partecipazione” Kotler
Un marketing collaborativo anche nei confronti del cliente che verrà coinvolto nella co-creazione di prodotti e servizi.
Le aziende dovranno intraprendere un cammino interno di trasformazione, cambiareforma mentis, approcciare la cultura digitale e capire che “il marketing non è solo un centro di costo, ma è fondamentale per la crescita ed il futuro dell’azienda.”
Questo significa integrare le attività di marketing tradizionale con il marketing digitale.
Marketing culturale
Kotler ha parlato anche di globalizzazione.
“La Cina è la fabbrica del mondo così come l’India ne è stata l’ufficio. L’Africa potrebbe essere la prossima tappa” Kotler
Ne ha evidenziato i paradossi, in quanto la globalizzazione rende tecnologicamente connessi gli individui, rendendoli cittadini globali, ma profondamente radicati al loro territorio.
Quindi il marketing culturale dovrà considerare i desideri dei cittadini in un mondo globalizzato. La conseguenza sarà che anche le aziende dovranno essere ‘buoni’ cittadini.
In un contesto di share the jobs, la crescita dei mercati globalizzati significherà lavorare tutti, lavorare meno, essere pagati meglio.
Marketing spirituale
Il marketing spirituale avrà il compito di far capire alle aziende che i valori fanno bene.
Avere dipendenti che condividono e trasmettono i valori aziendali porterà beneficio al business creando clienti e partner collaborativi.
“La sfida sarà coinvolgere i clienti nelle attività e creare relazioni durature.”
Il marketing 3.0 punta al cuore delle persone; trattare i clienti con amore e i concorrenti con rispetto, significa conquistarne la fedeltà influenzando positivamente le loro emozioni.
Chiudo questo articolo con una frase, pronunciata da Kotler in apertura al suo speech, che riguarda la situazione italiana:
Le imprese italiane sono leader mondiali in qualità, creatività e nella moda”. E “l’Italia è un posto speciale, per la sua storia e la sua bellezza, ma per farla riprendere a crescere serve solo una cosa: più soldi in tasca agli italiani.
Ci ha benedetto, praticamente, dicendoci tra le righe che abbiamo bisogno dipolitiche incentivanti e che dobbiamo avere un occhio di riguardo per il turismo.
Voi cosa ne pensate? avete seguito l’evento?
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