Inutile ormai ribadirlo, siamo nell’era dei Social Media, del Marketing Digitale, della condivisione e anche le Aziende sono consapevoli che il canto affascinante di queste nuove forme di comunicazione attrae irresistibilmente, eppure le PMI approcciano ancora questi canali di comunicazione con una mentalità influenzata da luoghi comuni negativi.
Perché questa diffidenza verso un mondo che tutti ormai considerano di estremo interesse al fine di generare traffico e lead di qualità, oltre che estremamente più economico rispetto alle forme di advertising tradizionale?
Spesso la paura nasce, non tanto dal mezzo, quanto dal fatto che le aziende, in particolare le piccole e medie realtà, non li conoscono abbastanza per poterli utilizzare in modo adeguato e li approcciano con una mentalità influenzata da pregiudizi, nati intorno a queste nuove forme di comunicazione ed utilizzati frequentemente da Marketing Manager poco illuminati (e preparati) per frenare l’approccio aziendale ai Social.
Approfondiremo sicuramente l’argomento in un prossimo articolo; quanti di noi si sono sentiti contestare dal direttore di turno, che i dipendenti sui Social perdono tempo o che la sicurezza aziendale è in pericolo fino alla più ‘professionale’ risposta che scomoda il ROI, inspiegabilmente ‘non chiaro’ per alcuni?
Sappiamo benissimo che in ambito Social Media, il fai da te è vietato, meglio non improvvisare, e sarebbe necessario identificare almeno una risorsa, meglio un team, che abbia competenze relazionali, di marketing e di web editing tali da permettere alla piccola media impresa di comunicare in modo efficace con i potenziali clienti e con i fan.
Comunicare tramite i Social non significa creare un account, inserire qualche informazione autoreferenziale, qualche foto, magari anche un video fatto bene e poi interagire ogni tanto con gli utenti; vuol dire esporsi, aprirsi alla rete, imparare a comunicare allo stesso livello dei nostri ‘amici’ o fan, essere trasparenti, veramente trasparenti, perché la rete capisce molto presto se ci siamo costruiti un’immagine social ad hoc per stare online, predicando bene e razzolando male.
Questo significa cambiare radicalmente, dall’interno, e a tutti i livelli.
Rielaborare il passato in forma liquida, accettando le critiche e gestendole, possibilmente, trasformando i commenti negativi in opportunità di crescita dimostrabile a chi ci segue.
Questo approccio, che rivoluziona il modo di presentarsi e proporsi al cliente è, a mio avviso, il più grande freno che le aziende sentono al loro definitivo debutto sui Social Media.
Paradossalmente ci sono anche aziende strutturate che non hanno ancora colto completamente l’importanza dell’essere protagonisti online, ritengono sia sufficiente essere presenti con un sito grandioso, zeppo di contenuti autoreferenziali, sottovalutando che ‘i Social Media hanno la forza dei legami deboli’.
Mi è piaciuta molto questa definizione che ho trovato in questo interessantissimo articolo di Giovanni Cappellotto (autore con Daniele Vietri del libro ‘E-Commerce’) nel quale spiega la differenza tra legami forti e legami deboli, e focalizza l’importanza di questi ultimi per le aziende che vogliono utilizzare i Social Network per comunicare con i propri clienti.
I legami deboli ed occasionali possono diventare fondamentali per veicolare e trasmettere le informazioni che ci interessa comunicare alla rete.
L’originale paura delle aziende di esporsi online e di essere coinvolte con i clienti in legami di reciproca dipendenza, che possano limitare a volte la loro libertà di azione, può essere in qualche modo gestita con la consapevolezza di essere in grado di concepire messaggi adatti al Social Media in cui si vuole essere presenti e alla capacità di coinvolgere i clienti.
Indubbiamente una sfida per le aziende ma, credetemi, la sensazione è quella di essere protagonisti di un grandissimo momento di innovazione che dobbiamo cogliere, un treno che non possiamo perdere.
La paura è utile e non può fermarci.
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